C’è una brutta aria nelle nostre città, nel senso letterale del termine. Specie d’inverno, quando ai veleni del traffico e delle industrie si sommano le emissioni degli impianti di riscaldamento. Sappiamo che respirarla fa male ma generalmente siamo poco informati sui livelli di rischio e le implicazioni negative per la nostra salute; media e sistemi di comunicazione istituzionale non aiutano, peraltro, a comprendere fino in fondo il problema e si finisce per considerare le giornate di blocco del traffico come un fastidio da sopportare e nulla più. In realtà è proprio allora che deve scattare il campanello di massimo allarme, perché questi provvedimenti segnalano il superamento delle soglie d’inquinamento tollerabile. Quando la qualità dell’aria peggiora di colpo gli effetti si fanno sentire sui soggetti più deboli: i bambini, gli anziani e chi soffre di malattie respiratorie e cardio-vascolari croniche. Aumentano i casi di bronchite acuta, infezioni respiratorie e attacchi d’asma; peggiorano le condizioni di chi ha bronco-pneumopatie croniche ostruttive. I dati epidemiologici mostrano un picco di decessi e ricoveri non programmati per malattie respiratorie e cardio-vascolari nei giorni di massimo inquinamento e non si limita ad aggravare le condizioni di persone già fortemente compromesse. Uno studio approfondito su sette città italiane, tra cui Firenze, ha correlato senza alcun dubbio questi eventi negativi all’aumento delle concentrazioni d’anidride solforosa, PM10 (le cosiddette polveri sottili), biossido d’azoto e monossido di carbonio. S’è visto, inoltre, che i bambini sotto i 2 anni che vivono in città molto inquinate sono più soggetti a sviluppare asma ed altri disturbi respiratori rispetto ai loro coetanei con bassi livelli d’esposizione.
Gli effetti dell’inquinamento di fondo, cronico, dell’aria sono l’altro grande problema di salute pubblica: idrocarburi policiclici aromatici, piombo tetraetile, benzene ed altre centinaia di composti chimici formano un micidiale cocktail che, anno dopo anno, mette ancor più a repentaglio la salute. Si tratta di provati cancerogeni per i quali non è possibile fissare una soglia di sicurezza oltre cui il rischio sia nullo: i loro effetti tossici, inoltre, si sommano e si potenziano aumentando l’incidenza di alcune neoplasie come i tumori al polmone e le leucemie.
La soluzione sta certamente nell’assunzione di politiche generali anti-inquinamento ma passa anche dai comportamenti virtuosi dei singoli. Meno automobili private, utilizzo razionale del riscaldamento domestico e miglioramento delle classi energetiche delle case e degli elettrodomestici, più raccolta differenziata per far lavorare meno gli inceneritori, acquisto di prodotti a chilometri zero: sono solo alcuni dei tanti accorgimenti che possono avere un impatto favorevole sulla qualità dell’aria che respiriamo noi ed i nostri figli.