Occasione ghiotta quella di Arezzo: poter fare la mia prima mezza MARATONA.

E’ bello riempirsi la bocca con questa frase per un podista principiante. Fateci caso: la parola “mezza” viene detta piano, in modo impercettibile. “MARATONA” viene invece quasi urlata a spacca-timpani perché fa più “figo”, è più d’effetto.Per la verità non volevo neanche provarci ma quell’istigatore di Mario mi ha fatto venire l’acquolina in bocca quando una domenica mattina mi dice: “io mi iscrivo per avere la felpa, poi però mi fermo dopo 10km”. Avevo quindi deciso, in una mattina di follia di fine Settembre, che quella felpa calda e carina sarebbe stata mia, con il minimo sforzo; infatti mi sono preparato poco (forse è meglio dire… affatto!) per i fatidici 21.097 mt.

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Fatto sta che la mattina Mario si è presentato solo per la foto lasciandomi solo soletto nei miei intenti… e ora che faccio? Come sempre: alla partenza “gasse” e… l’importante è arrivare.Giornata meteo in pieno stile aretino. Se a Firenze definiscono Arezzo “la città dello sconforto: piove, tira vento o suona a morto”, un fondo di verità ci deve essere, visto che… tirava vento! E che vento ghiaccio! Può sembrare impossibile come in alcuni frangenti della corsa abbia addirittura patito il freddo!Adrenalina a mille… arrivo in zona partenza. Ok, accendo il Garmin… NOOOOO!!! Il prezioso strumento è rimasto in borsa! Sprint a tutta lungo il rettilineo, contromano perché ovviamente tutti stanno recandosi in zona partenza e non mancano un paio di frontali con altri runners (per mia sfortuna di sesso maschile). Tante scuse ma riesco a recuperare “l’aggeggio” senza il quale neanche oserei fare 1mt di corsa. Non so correre senza riferimenti, che ci volete fare. E’ come se ad un cieco togliete il cane-guida (son esagerato, vero?!) Fatto sta che sono già spompato prima di partire.Pronti… VIA! Un’onda colorata di fusi di mente (perché solo in questo modo si possono definire 2000 sciroppati che la domenica mattina scelgono la sofferenza ad un caldo letto) si mettono in moto.Dopo un po’ che corro vedo Nedo: i primi 10km scorrono con la mente libera del novellino che non sa cosa lo sta aspettando. Il percorso, chissà perché, quando non lo conosci sembra più lungo del normale. Figuriamoci poi al secondo giro, chissà cosa mi succederà.Certo che… Nedo tiene veramente un buon ritmo per i 21: cerco di tenere il suo passo, se scoppio… pace! Durante la corsa si scambia qualche parola, si ride con un gruppetto di Capodimonte che sfoggiano la simpatia tipica dei napoletani, loro che… “tanto non riusciremo ad arrivare”, loro che ti elogiano “ma come vanno forte questi”… prendete pure per i fondelli, tanto oramai vi conosco: so benissimo che arriverete 10 minuti prima di me! (e infatti… classifica docet)Ecco il rettilineo del 1° giro, 10km: i “mezzamaratoneti” stanno a sinistra, i “diecichilometristi” stanno a destra. Nedo sta a destra…. NEDOOOOO! Hai sbagliato, dove stai andando? Il neurone che stava boccheggiando in un momento di lucidità realizza che Nedo stava correndo… la 10km! Dai, sono ancora in tempo: svolta a dx, arrivo bello fresco, faccio la mia bella figura perché comunque ho corso, tanto la felpa è già mia. No, DEVO provarci: c’è anche la mia mamma che è venuta a vedermi, non posso. E poi che figura faccio? Il Garmin segna 53’… tempo indecente per una 10k, buono (per me) per una 21.Inizia il secondo giro: che bello vedere la gente che ti guarda ai bordi delle strade. Tu pensi che stiano ammirando il tuo “gesto atletico”, in verità ti stanno mandando un sacco di accidenti perché la corsa sta bloccando l’intero centro della città. Ti rendi poi conto che il secondo giro lo conosci, e come disse il saggio: “se lo conosci, lo eviti”. Cosa non applicabile quando sei in corsa.Arrivi in cima al falsopiano de “La Pace” nel punto più lontano dall’arrivo e realizzi che non sei a NULLA. Il meno è fatto! Passi poi in una zona residenziale, qualcuno sta facendo l’arrosto della domenica nel caminetto in giardino, quasi quasi mi fermo e chiedo una rosticciana con il viso scavato di chi non ne ha veramente più. No, non si può fare neppure questo, non è eticamente corretto (l’etica non c’entra nulla, ma va tanto di moda).Gli ultimi km per un runner sono la sofferenza. Sogni il gonfiabile dell’arrivo che corre verso di te mentre tu te ne stai fermo a riposare, sogni il tappeto mobile dell’ipercoop che ti porta a fine corsa, sogni il teletrasporto di Star Trek… ma non riesci a capire dove hanno nascosto la cabina. In tutti i casi la frase tipica che scorre nella testa di tutti i runners è “ma chi me l’ha fatto fare” (e se dite il contrario, state barando!).Poi giri quell’ultima curva e vedi – molto sfuocato – quell’arco di colore blu che rappresenta la salvezza prima del collasso. E allora aumenti il passo, smetti di respirare e cerchi di emulare Bolt in un affannoso sprint. Eccolo, passato! Non il primo, demente! Ad Arezzo i gonfiabili blu sono due! E allora ancora 200mt, senti la gente che dai lati dice “mannaggia quanto va forte questo!” (in realtà RIFIUTI di accettare la vera frase pronunciata che dice “ah, ecco gli ULTIMI che stanno arrivando”).Ti fermi sfoggiando un sorriso a 72 denti lasciando trasparire freschezza e lucidità, consapevole che per i prossimi 4 giorni avrai bisogno del trespolino con le ruote, ultimo modello AUSER, per poter camminare.Ma io ho fatto la mezza MARATONA, che vi credete, eh?!