E’ passato oramai oltre un anno dalla mia prima corsa podistica (Trofeo Ottanelli, 1 Luglio 2013). Avrò fatto in tutto una decina di gare, non molte, ma mi sono bastate per conoscere e capire il variegato mondo del podismo e -soprattutto- i suoi interpreti. Ovviamente non è una cosa seria ma… provate voi a riconoscervi in una di queste categorie di atleti!

La (finta) Star. Lo riconosci subito: fisico scolpito, tatuato. E’ abbronzato anche il 1° Gennaio tanto che le gare invernali lui le fa rigorosamente in canotta. Lui il David di Michelangelo lo prende di tacco. Abbigliamento ovviamente iper tecnico, aderentissimo; pantaloncini sgambati (perché il muscolo che lavora si devevedere), scarpe sgargianti tipo giubbotto dell’ANAS. Conosce tutti… o almeno sembra. Cominci ad avere infatti qualche sospetto su di lui quando saluta fraternamente i “VIPs” della corsa e loro, quando si allontana, si girano e chiedono: “ma quello chi è?”. Parte sempre in prima fila ma… alla fine scompare misteriosamente dalla classifica finale. Lo rivedremo alla partenza della prossima gara perché lui le fa tutte.

La Star in incognito. E’ un’entità astratta, taluni ritengono sia un animale mitologico, velocissimo, a metà tra uomo e leopardo: nessuno l’ha mai visto ma compare nelle classifiche sempre nei primi posti. Si narra che indossi scarpe tecniche anonime, trovate non si sa come negli scaffali del Nencini ma lasciate lì da tutti perché non si vedevano in mezzo alle altre. Si posiziona in seconda fila dietro la “finta Star” e per questo motivo non compare mai nelle foto. Dopo 1 km vedrai la sua ombra sparire velocemente all’orizzonte. All’arrivo si dilegua, fa ritirare il premio ad un suo compagno perché nel frattempo se n’è già andato. Si allena su strade sconosciute anche a Google Maps in orari dalle 4.30 e le 6.00 del mattino, inverno compreso. Il buio è suo amico e in queste occasioni veste di nero per mimetizzarsi meglio.

La Star conclamata. Tutti lo conoscono, tutti sanno che è lui il favorito e vincerà. Madre natura gli ha donato una macchina perfetta, veloce, efficace, mai infortunato. E’ quello che dopo aver vinto con 10 minuti di vantaggio sul secondo è talmente fresco che rifà un altro giro per defaticamento a passo blando, che in realtà è il tuo ritmo sui 100 metri piani. Lo vedi passare in senso opposto in tutto il suo splendore quando tu sei ancora a metà gara e arranchi con la lingua in terra. Ma… c’è un “ma”. E’ così perché il podismo è la sua unica ragione di vita visto che il suo aspetto lo fa sembrare il fratello brutto di Marty Feldman (per chi non sa chi fosse… c’è Google!)

L’eterno infortunato. Si presenta alle corse con la borsa piena di ogni genere di medicinale; la Farmacia Sansoni al suo cospetto sembra il ripostiglio delle scope di un monolocale. Su ogni muscolo dolente applica un bendaggio e vista la quantità di fasciature dai compagni è soprannominato “la mummia“. Esistono 2 esemplari di questo podista: quello che è effettivamente infortunato perché “l’età è quella che è”; occupa un posto nella seconda metà della classifica perché il suo fisico non permette di andare oltre. C’è poi il finto infortunato: lamenta dolori atroci, prenota un taxi per l’eventuale recupero a metà percorso ma alla fine è sempre davanti a te in classifica. Ma se le cose dovessero andare male… almeno ha una buona scusa per evitare la figuraccia.

L’ipocondriaco. Ha iniziato a correre per risolvere i suoi presunti problemi di salute ma… senza successo. La paura di farsi male lo accompagna sempre durante la corsa e visto che non si allena mai (per continui malanni immaginari) viaggia sempre in prossimità delle ultime posizioni. In realtà la cosa è voluta: lo fa esclusivamente per avere vicino l’ambulanza…

Il cronista. Non ha una collocazione ben precisa nella classifica finale ma ha una particolarità: lo riconosci all’arrivo perché racconta a tutti, metro per metro, la sua gara. Quando parla sputacchia, il suo alito è agghiacciante. Chi lo conosce lo evita ma troverà sempre un malcapitato che si dovrà sorbire i suo racconti lunghi ed estenuanti. Per i neo-podisti che volessero avere indizi sul personaggio è facile: dopo l’arrivo, fuggi-fuggi generale nel raggio di 15 metri dal soggetto. Attenzione, il fatto di non conoscerlo non è per lui un problema: farà una prima amichevole conoscenza e inizierà con il rompimento di zebedei.

Il Tecnologico. Questo soggetto tenta di sopperire alla propria scarsità atletica con gli ultimi ritrovati della tecnologia applicata al podismo, salvo poi constatare che è (e rimarrà) una vera schiappa. Non indossa la divisa societaria: la sua è derivata dal rivestimento dello Shuttle Columbia e il suo peso è inferiore di ben 13 grammi alla Nike Dry-Fit. Se lo hai di fianco alla partenza lo vedi che guarda il tuo Garmin comprato appena 1 anno fa e sorride sarcasticamente. Le sue Asics sono un modello sperimentale non ancora in commercio con suola in polimeri di carbonio super ammortizzate, super leggere, super reattive; indossa gambaletti contenitivi Brooks studiati nella galleria del vento che autoguariscono ogni possibile contrattura. La Fascia Cardio è collegata via satellite con il St.Joseph Medical Center di Houston. Raramente arriva al traguardo: spesso lo trovi fermo al bordo strada a imprecare contro il suo nuovissimo Garmin che si è inceppato proprio quando la sua prestazione si avvicinava ai 7’/km.

Il vecchietto terribile. Ogni suo muscolo potrebbe raccontare battaglie epiche sui campi di gara. Fisico asciutto, pelle rugosa, bruciata da migliaia di km sotto il sole. Indossa scarpe il cui colore è indefinito ma che hanno corso la Maratona di Berlino del 1967; solitamente indossa la maglietta del G.S.Maiano (in ogni gara in Toscana c’è sempre il vecchietto del GS Maiano!), categoricamente infilata dentro i pantaloncini sgambati. E’ quello che corre insieme a te fino a metà gara con una respirazione degna di un degente di terapia intensiva e poi, quando pensi che stia recitando le sue ultime volontà… ti lascia sul posto e lo ritrovi all’arrivo già asciugato e cambiato.

E allora, tu di che categoria sei?