Con il diffondersi del concetto di fitness sono aumentati coloro che praticano sport attivi ed abbiamo assistito ad un autentico exploit degli integratori dietetici. Questi prodotti, un tempo appannaggio dei professionisti, oggi sono richiesti e consumati da atleti d’ogni categoria e da semplici praticanti, sollevando giustificati timori sui rischi che possono derivare da un’assunzione sbagliata. Spesso sono presentati e percepiti come innocui e la loro assunzione non avviene quasi mai con la supervisione di un medico o di un nutrizionista; impera il passaparola, ci si affida alle vaghe indicazioni delle etichette o si va alla ricerca d’informazioni su riviste e siti internet in alcuni casi troppo interessati a vendere.
Chiariamo subito che chi si dedica ad una normale attività fisica può trovare in una dieta equilibrata tutti i nutrienti di cui ha bisogno per sostenere gli sforzi. Un’ora di palestra al giorno, una partita di tennis, dieci chilometri di corsa o una partita di calcio, per fare degli esempi, non richiedono integrazioni dietetiche ma solo attenzione a tavola. Il discorso cambia quando l’impegno sale di livello per frequenza e carichi di lavoro e l’organismo entra in un ciclo di consumo molto spinto: c’è bisogno di tanta energia, le strutture muscolari sono distrutte e rigenerate più velocemente del normale e tutti gli apparati devono lavorare al massimo dell’efficienza. Il corpo dell’atleta (dando a questo termine un’accezione generica, non confinata all’agonismo) deve disporre prontamente di tutti i componenti organici che gli servono e non può basarsi solo sull’alimentazione. Gli integratori sono supplementi dietetici importanti quando l’attività fisica diventa intensa ed è proprio questa la definizione che dà di essi il Ministero della Salute, disciplinandone la composizione ed il commercio.
Servono a sostenere l’organismo, gli permettono di rendere al meglio ma non aiutano a migliorarne le prestazioni oltre i limiti che gli sono propri, altrimenti non sarebbero leciti e sfocerebbero nel doping. Da un punto di vista funzionale possiamo classificarli in quattro categorie: integratori plastici, energetici, vitaminico-minerali e “nutraceutici”; quest’ultima classe comprende una serie di composti che non sono propriamente dei nutrienti ma aiutano a sopportare le condizioni di stress (per esempio gli antiossidanti) o ne ottimizzano alcune funzioni biologiche.