3 mesi, i soliti lunghissimi 3 mesi di preparazione.
Ma venivo da una serie di tabelle veloci e il mio corpo e soprattutto la mia testa avevano bisogno di lunghi, più lenti, più rilassanti.
Cominciava così la Maratona di Roma del 2016, la mia gara dell’anno. Obiettivo sotto le 4 ore, pure 3.59.59 sarebbe andato bene!
Trovato il B&B, fatto il completino, trovato pure il ristorante per la cena eravamo pronti per partire.
Ritrovo con tutta la banda dell’Atletica Sangiovannese come al solito allo stadio, ci guardiamo e negli occhi si legge tensione e gioia.
Via, si parte…
Il 9 aprile Roma ci accoglie con un tempo mite e variabile, nessuno diceva nulla ma temevamo la pioggia per il giorno dopo; dopo settimane passate nel panico di non ammalarsi, di non farsi male, mangia decente, non bere, ci mancava solo l’acqua che con i sampietrini non va per niente d’accordo.

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E invece il 10 mattina ci svegliamo e tutto sembra perfetto.
Faccio colazione e partiamo verso i fori imperiali.
Io e Francesca ci avviamo verso la nostra griglia e da lì comincia la nostra corsa.
Una gara perfetta, prendiamo le bottigliette di acqua ad ogni ristoro passandocela ad ogni km così da bere continuamente, maltodestrine come da programma, tempi regolari…e fin qui la cronaca…ma la maratona è molto di più e solo chi l’ha provata sa di cosa sto parlando.
In griglia ci guardiamo, siamo agitate come fossimo in gabbia, ma dentro la serenità; sapevo perfettamente di portarla in fondo, niente dubbi.

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Allo start ci sorridiamo, diamo l’in bocca al lupo ad altri maratoneti conosciuti lì per lì e via, verso l’infinito e oltre!!!
Io e la mia amica siamo in sintonia, stessi passi, stesse idee di gara, stesse impressioni e sentimenti.
Il pubblico ci sostiene da morire, diamo il 5 a qualsiasi bambino ci capiti a tiro, balliamo ad ogni banda suoni, ma soprattutto ci cerchiamo come fossimo due innamorate in mezzo al caos della città!!!
Dentro di me le emozioni che questa splendida città ti offre me le sto godendo tutte, la città più bella del mondo si offre a noi km dopo km.
Non sento la stanchezza,sento solo una gran gioia di correre.
Al 16 e al 37 km tocco il picco quando sento la voce del mio compagno (sant uomo!), di mia mamma, Moreno e di altri amici venuti lì per sostenerci (grazie,grazie e ancora grazie).

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La strada scorre sotto le nostre scarpe, ridiamo come due sceme, ci diamo coraggio e intanto dentro di me ripenso a quei 3 mesi, agli altri amici che ci hanno già superato e a quelli che ancora no, ai loro sguardi e ai sorrisi che vedrò sulle loro facce all’arrivo, alla mia soddisfazione di aver portato a termine un’altra grande prova della mia vita.
A un certo punto cala il silenzio fra me e Francy, il fiato serve per gli ultimi 7 km, ma non importa, perché ormai comunichiamo con la telepatia, quello che penso lo dice lei e viceversa.
A 1 km dalla fine mi chiede “ma ce la faccio a non piangere prima dell’arrivo?” ed io con le lacrime agli occhi “si sì, tranquilla, ci siamo quasi“.
E così arriviamo ai fori imperiali, non vediamo più niente, ci prendiamo solo per mano come nella nostra prima gara insieme e passiamo il traguardo esattamente allo stesso secondo……3 ORE 50 MINUTI 07 SECONDI.
La gioia è immensa, obiettivo raggiunto e nel migliore dei modi, perché se è vero che l’unione fa la forza, è anche vero che l’amicizia è il sentimento che spinge chiunque oltre ogni limite.
Nessuno può capire quanto esperienze del genere possano legare due persone, ma io sono sicura che anche quando sarò vecchierella penserò a quel 10 aprile 2016 come alla giornata perfetta con la persona più giusta di tutte.

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